I diamanti e le carrube

Ciao Reversiani,

“Le parole sono importanti”, chi mi conosce bene mi ha sentito spesso pronunciare questa frase. Oggi voglio raccontarvi la storia di una delle parole che più utilizzo nel mio lavoro.

La parola  "carato" è una di quelle che racconta una storia affascinante che si intreccia con la natura, la cultura e l'economia. Questa parola, con le sue radici che affondano nei secoli, ci conduce in un viaggio attraverso il tempo, dalle antiche civiltà fino ai moderni mercati internazionali dei metalli preziosi.

Per comprendere appieno il significato di "carato", dobbiamo iniziare il nostro viaggio nel mondo antico, nelle terre calde del Mediterraneo, dove crescevano i carrubi. Questi alberi, erano diffusi in particolare nelle regioni come il Medio Oriente, il Nord Africa e il Sud Europa.

Il carrubo è un albero poco contorto, sempreverde, robusto, ramificato in alto che può raggiungere un'altezza di 9–10 m. Ha una crescita molto lenta, anche se è molto longevo e può diventare pluricentenario.

I frutti, chiamati popolarmente carrube, sono dei grandi baccelli lunghi 10–20 cm, spessi e cuoiosi, di colore marrone scuro e contengono semi tondeggiati e appiattiti, assai duri, molto omogenei in peso.

Fu proprio da qui che emerse il concetto di "carato" come unità di misura di peso. Il termine deriva dalla parola araba "qīrāṭ", che a sua volta ha radici nel greco antico "keration", significante "piccolo corno", in riferimento alla forma dei semi di carruba. Inizialmente, il carato non era un'unità standardizzata, ma variava dà luogo a luogo. Tuttavia, con il tempo, divenne un'unità di peso uniforme e nell'Impero romano venne standardizzata come una misura di peso equivalente a 200 milligrammi o 0,2 grammi, il peso di un singolo seme. Questo significava che il termine "carato" diventava una misura universale per il peso delle pietre e dei metalli preziosi.

Con il passare dei secoli, il carato ha assunto un nuovo significato nel mondo del commercio dei metalli preziosi, come l'oro e i diamanti. Qui, il carato non è più un'unità di peso generica, ma un'indicazione precisa della purezza e del valore del metallo.

In oreficeria infatti, un carato viene definito come un ventiquattresimo della massa totale di un oggetto di metallo prezioso, quindi un metallo puro al 100% sarebbe detto "24 carati". Tuttavia, poiché l'oro puro è generalmente troppo morbido per essere utilizzato nella produzione di gioielli, viene spesso mischiato con altri metalli per conferirgli maggiore resistenza. Di conseguenza, l'oro viene venduto in varie gradazioni di purezza, indicate in carati. Ad esempio, l'oro 18 carati è composto per il 75% da oro puro e per il 25% da altri metalli.

Allo stesso modo, nel mondo dei diamanti, il carato è una misura del peso del diamante stesso, dove un carato equivale a circa 0,2 grammi. Tuttavia, va notato che il valore di un diamante non è determinato solo dal suo peso in carati, ma anche dalla sua qualità, colore, chiarezza e taglio.

È importante ricordare che il valore di una pietra preziosa non aumenta linearmente con il suo peso in carati. Mentre un diamante più grande può sembrare più desiderabile, il suo prezzo non è semplicemente proporzionale al suo peso. Diamanti più grandi e rari possono aumentare esponenzialmente di valore, poiché sono meno comuni e altamente ricercati.

La storia della parola "carato" è una testimonianza del profondo legame tra passato e presente. Ci ricorda le radici antiche della nostra lingua e delle nostre pratiche commerciali, mentre al contempo si adatta alle esigenze e alle innovazioni del mondo moderno.

Da un semplice frutto come la carruba, abbiamo sviluppato un concetto complesso e prezioso che permea diversi settori della nostra vita quotidiana. Attraverso il carato, continuiamo a tramandare storie di commercio, valuta e qualità, conferendo un senso di continuità e connessione tra le generazioni passate e future.

“I tempi sono tre: presente del passato, presente del presente, presente del futuro. Questi tre tempi sono nella mia anima e non li vedo altrove. Il presente del passato, che è la storia; il presente del presente, che è la visione; il presente del futuro, che è l'attesa.”

(Sant’Agostino)

 

 

Dai Navigli è tutto,

brillate forte #reversiani,

vi aspetto qui!